Al crocevia dei ricatti

Di tutti gli scenari possibili abbiamo creato il peggiore.
Da 25 anni riusciamo a sorprendere in senso negativo. Berlusconi comprese che gli Italiani vogliono un dux, un agitatore di masse borghesi che abbia un nome e un cognome. E idee semplici da non realizzare.
La sinistra lo seguì e provò con leader di varia natura, di cui Rutelli e Veltroni hanno rappresentato gli esempi più ridicoli.

L’anno che sverrà

beppegrillo

L’anno che sverrà In un bell’editoriale apparso sul Corriere di oggi, Marco Imarisio mette a fuoco i sentimenti più vivaci radicati nel popolo dei grillini. Disillusione e disperazione, unite a una gran voglia di vendetta, animano le masse numerose che si accalcano sotto ai palchi del nuovo capopolo italiano. Come nota Imarisio, non è importante cosa dica Grillo, quale sia il suo programma politico e chi siano i candidati che si presentano nel suo nome. Ciò che pervade tutto quel consenso viene alimentato da quello che Grillo rappresenta per tanti Italiani e non per la certezza di ciò che il suo movimento farà. Il fenomeno ci riporta 20 anni indietro, alle invettive di Berlusconi contro i politici e a quel messaggio, di cui si servì anche la lega, che non nasce tanto da un’elaborazione politica quanto dall’interpretazione nuda e cruda delle pulsioni popolari e della rappresentazione del dissenso che fa da apripista al sogno o allo sfogo e al fanatismo. Sta di fatto che questi processi, che qualcuno definisce semplificando come populisti (e in parte può essere vero), hanno ottenuto un sostegno talmente ampio da acquistare un valore politico aldilà della politica stessa e un ruolo centrale perfino a dispetto di una serie infinita di fallimenti e di evidenti contraddizioni. Si tratta infatti non di un consenso politico e di una centralità nella e della democrazia, quanto di un allineamento prodotto su una base di sentimenti e istinti quasi perfettamente uniformi provati da una enorme quantità di persone che pretendono il cambiamento senza però capire quale sia la strada per raggiungerlo. La furbizia del puttaniere e la parolaccia del comico esercitano un potere irrefrenabile sulla massa esasperata più di quanto possa fare qualsiasi espressione di sobrietà e saggezza che provengano da una classe politica tradizionale nel senso più limpido del termine. La politica vive una fase di profonda crisi così come il Paese e se questi due fattori, nella seconda metà degli anni ’70, fecero crescere la rabbia e la follia fino all’eccesso del terrorismo e della lotta armata, oggi, gli arrabbiati e i pazzi si accalcano nelle piazze a inneggiare i barzellettieri e i padroni. Se allora il risultato fu quello di rafforzare la parte peggiore della politica e di dare una spallata a molti assetti di garanzia democratica, oggi appare più probabile che l’esito sarà quello di aprire una fase di caos le cui dimensioni sono difficili da immaginare. La disarticolazione sociale e l’assenza di cultura democratica ha accesso la miccia di un ordigno che in tanti stanno portando nelle loro case, nei loro luoghi di lavoro e all’interno delle loro comunità. L’italiano ha scelto una nemesi tragica per porre fine al crollo e ha eretto (eletto) a simbolo della sua vendetta il boia che lo impiccherà. Mi rendo conto che paragonare la lettera con il modulo del rimborso IMU a un attentato degli anni di piombo è un accostamento azzardato ed eccessivo, ma negli effetti è una vicenda in grado di creare un’esplosione a catena in cui pochi potranno dire di non essere stati coinvolti, siano essi concordi o nemici, coscienti o inconsapevoli. Siamo arrivati a queste elezioni con alcune certezze: Monti non sarebbe entrato in politica, Berlusconi avrebbe dato spazio alle primarie facendosi da parte e la Sinistra avrebbe ricominciato a parlare di lavoro e di giustizia sociale in modo unitario e compiuto. Fino a dicembre sembrava proprio che questi fatti fossero scontati ed eravamo già allo stremo delle forze da lungo tempo. Oltretutto eravamo ben consci di trovarci di fronte a un bivio drammatico da cui dipendeva il nostro futuro e la tenuta della nostra stessa democrazia. In questi due mesi di campagna elettorale non abbiamo fatto altro che assistere allo stesso teatro dell’horror che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni. Qualcuno si potrà sorprendere se un santone, un grillo o un guru di Scientology arrivasse oltre il 20% di voti? Stefano Pierpaoli21 febbraio 2013

Castelli e roccaforti

Siamo tutti stanchi di affidare il problema della sanità a chi non fa mai la fila a una ASL e se si sente male non viene abbandonato in un corridoio d’ospedale. Siamo sfiduciati nel vedere che parla di riforma di giustizia chi può permettersi avvocati da milioni di Euro e magari può perfino farsi una legge su misura.
Ci disperiamo nel percepire che la riforma del mondo del lavoro è gestita per lo più da gente che non è mai stata sfiorata dal dramma della precarietà.

Passerelle e Passatelle: lunghi viali di olmi nei giardini del re

Passerelle e passatelle Lunghi viali di olmi nei giardini del re La Passatella era un gioco molto in voga sia nella nella Roma antica che in quella dei papa re. Lo scopo del gioco era quello di riunirsi a tracannare vino e far sì che tutti i convitati riuscissero a bere tranne uno, detto l’Ormo (da l’albero dell’olmo), che veniva considerato lo scemo della comitiva. Quasi sempre finivano tutti ubriachi e non era escluso che alla fine, il raduno si trasformasse in rissa o addirittura finisse a coltellate. In corrispondenza dell’ultimo disastro italiano, stavolta originato dalle forze della natura, c’è stato come sempre il classico corteo di baldi politici che a vario titolo sono accorsi nelle zone terremotate. Polemiche a non finire sull’opportunità e/o la smania di apparire, annunciare, rassicurare, promuoversi. Altri scontri sono scaturiti dai contenuti di una puntata di Anno Zero. Altre zuffe arriveranno, già lo sappiamo tutti, così come verranno alla luce fatti che ci faranno vergognare una volta di più di essere Italiani, a parte la generosità, la solidarietà e tutte le noiose menate perbeniste e fasulle di questo genere. Mi soffermo però su quanto sia strano preoccuparsi delle apparizioni televisive dei politici o delle inchieste giornalistiche, peraltro abbastanza normali. Mi chiedo quanto sia invece anormale questo intreccio di preoccupazioni sulle presenze in tv e quanto sia debole e inconsistente la personalità di coloro che si inquietano o che se ne servono, a seconda delle evenienze. Una persona autorevole, solida e affidabile resta tale se appare o se lavora nell’ombra, e mi vergogno della banalità che sono costretto a scrivere, ma se fossimo in un posto degno e decoroso nessuno avanzerebbe sospetti di sorta. Soltanto il Presidente della Repubblica ha saputo cogliere l’essenza di quanto è accaduto e lo ha fatto senza moralismo ed è stato il primo. Gli altri, giornalisti e politici, si passano il bicchiere e si ubriacano prima di fare a botte. In questo gioco misero, l’Ormo, il fesso, lo scemo, lo zimbello, il bastardo è il popolo miserabile che accorre ai loro schermi e perfino si schiera. Che si sente bravo e generoso, s’inchina al padrone e adora lasciarsi imbrogliare. In una nazione in cui un moderno ospedale (opera Impregilo) si sbriciola e in cui un’intera città è inagibile, chiunque vada a fare il bello e bravo può essere al massimo un ridicolo cazzone imbecille. È allarmante riflettere sui milioni di loro discepoli. Stefano Pierpaoli febbraio 2009

Luglio

Dall’invito all’ottimismo sfrenato predicato da Silvio Berlusconi alla visione paradisiaca e giggionesca di Walter Veltroni. Il leader esanime di un partito nato morto, nel corso di una puntata di “Niente di Personale” su La7, alla domanda del conduttore Antonello Piroso su come vedesse il futuro, ha risposto candidamente: “Il futuro? Ah…beh…il futuro è meraviglioso!”

Marzo

Qualcuno ha pensato a cosa accadrebbe se all’indomani delle elezioni ci svegliassimo con la vittoria di Mastella e della Santanchè? In fondo sono due candidati premier. Tutto sommato si presentano con una lista e un simbolo tutto per loro. C’è da ritenere che i loro elettori credano nel successo del programma politico dei due leader. Quindi perché escludere questa ipotesi e dare del coglione a chi li voterà?