Le 5 giornate di roma incursioni artistiche di testimonianza sociale

eroi del passato

Incursioni artistiche di testimonianza socialeRoma22 – 26 settembre 2009LE 5 GIORNATE DI ROMA30 spettacoli in 5 giorni150 tra attori, musicisti, artisti di strada, filmakers, fotografi, danzatori, pittori9 quartieri di Roma interessati6.000 circa gli spettatori2.400 messaggi dai cittadini25.000 contatti al sito in una settimanaInnumerevoli le manifestazioni di affetto e partecipazione e immenso l’abbraccio ricevuto dai tantissimi che abbiamo incontrato Nessun patrocinioNessun contributo economico(non ne volevamo) Soltanto la voglia di offrire una testimonianza sociale attraverso l’espressione artistica libera e indipendente.Abbiamo cercato di dare un segno di impegno sociale e di presenza attiva tra la cittadinanza per trasmettere la forte e irrimandabile esigenza di recupero di valori condivisi e di armonia sociale. Lo abbiamo fatto attraverso un messaggio artistico schietto e festoso che raggiungesse la popolazione in modo diretto e pacifico e che parlasse anche e soprattutto del complesso periodo che stiamo vivendo con testi originalio recuperati dalla tradizione e opportunamente adattati al nostro tempo. Mettersi in gioco di questi tempi con una simile iniziativa non è facile: diffidenza, torpore intellettuale e culturale, omologazione, burocrazie “legnose”, popolazione smarrita e distratta, disimpegno sociale.E paura. Quella paura che limita e disabilita. Che rende tutti fantasmi privi di identità. E che reprime l’iniziativa e l’aggregazione sana. Era una scommessa difficilissima ma ce l’abbiamo fatta. Avevamo poco tempo e pochi mezzima siamo riusciti anche ad andare oltre le nostre aspettative.L’accoglienza di Roma è stata straordinaria e le testimonianze di amicizia e vicinanza ci hanno accompagnato fino alla fine.Fino alla serata indimenticabile di Campo de’ Fiori, quando centinaia di persone hanno assistito a come si salva dal rogo l’arte indipendente. La stampa ci ha dato molto spazio e per noi è stato importante.Le Istituzioni hanno ostentato l’indifferenza scientifica che si riserva soltanto alle iniziative limpide e inattaccabili.Attendiamo segnali concreti entro breve tempo.Un sincero ringraziamento va invece alla Questura di Roma, che ha mostrato sensibilità e collaborazione nei nostri confronti. Il ricordo delle strette di mano da parte delle Forze dell’ordine che si sono imbattute nelle performance è un valore aggiunto di infinita importanza per il lavoro che abbiamo svolto e per il significato culturale e sociale che abbiamo voluto testimoniare con la nostra presenza per le strade di Roma. Ora siamo coscienti che la strada tracciata è quella giusta.Stiamo aumentando e non ci fermeremo perchè siamo sempre più convinti che iniziative come questa rappresentano il modo migliore per recuperare spazi di espressione e di civiltà necessari per sentirsi in un paese normale che torna a crescere in un clima di armonia.Lontano dalle paure indotte e dai modelli devianti imposti dall’alto. Non ci fermeremo, né in tema di spazi espressivi e fisici né tanto meno sul piano dell’accessibilità alla cultura.L’accessibilità per ogni cittadino garantito dalla Costituzione che il nostro cavaliere ha citato nell’ultimo atto delle 5 Giornate: “Risvegliatevi ordunque e liberatela passione civile, comune fratellanzadella Carta suprema la fertile uguaglianzache fiorisce nel petto per tornare a gioire L’Arte ora è liberaLa Civiltà rinasce!”

L’ultima repressione

L’ultima repressione Io controllo, tu controlli, egli controlla Noi siamo controllati “La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge” Così recitava l’articolo 11 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino emessa dall’Assemblea nazionale francese il 26 agosto del 1789. Si trattava di un testo rivoluzionario posto come preludio alla Costituzione francese che sancì la genesi della democrazia moderna. A questo e ad altri principi democratici si sono sottratti molti regimi dittatoriali con forme di repressione che sopravvivono purtroppo anche ai nostri giorni. Totalitarismi di diversa matrice hanno applicato strategie repressive grazie soprattutto all’uso della violenza, adottando un metodo “comportamentista”, quello cioè in cui non conta ciò che la popolazione pensa ma che si basa esclusivamente sul controllo e sul soffocamento di qualsivoglia attività libera considerata lesiva per il regime. Obbedienza e sottomissione per non subire torture, prigionia, eliminazione fisica. Anche i sistemi democratici, fin dall’inizio del ventesimo secolo, hanno avvertito l’esigenza di produrre strumenti di controllo in grado di guidare e gestire le masse, ma non potendo utilizzare mezzi dichiaratamente violenti, hanno messo a punto forme di condizionamento sviluppate in particolare sui processi di comunicazione. Informazione, offerta culturale, indirizzi di consumo hanno assunto progressivamente un ruolo sempre più subalterno alle dirigenze politiche e finanziarie. Grazie a un sistema di concatenazioni si è generato un circuito di riferimenti immediati e di facile uso. La semplificazione dei fenomeni e delle dinamiche sociali hanno consentito di modulare i bisogni o le emergenze, offrendo in particolare ai media, comodi strumenti di indottrinamento e di interpretazione della realtà. Indici percentuali, sondaggi e rappresentazioni selettive hanno assunto il ruolo di paradigma della percezione della società, nell’indirizzo indicato e imposto dalle classi dirigenti. Tuttavia, fino agli anni ’80, tutto questo avveniva nel contesto di un sistema di valori ancora solido, e i confini rappresentati dall’etica dell’impresa e della politica (allora ancora presenti) uniti a una morale complessivamente compatta, obbligavano i vertici a scelte moderate e ben inserite entro canoni di equilibrio. La forte spinta neoliberista e la de-generazione politica che ha posto definitivamente gli esecutivi al servizio della grande finanza hanno imposto modelli di comunicazione sempre più omologanti e mistificatori. È difficile stabilire il punto di crisi che ha causato il crollo di quel sistema di valori sul quale, bene o male, avevamo costruito la nostra storia fino ad allora. Tuttavia è assai probabile che proprio il bombardamento degli impulsi devianti che provenivano dai media, abbia contribuito fatalmente al deterioramento dei riferimenti essenziali per una sana crescita comune. La semplificazione di un tempo è stata portata all’eccesso. Esasperando i toni e le rappresentazioni (conflittualità, volgarità, integralismi) si è andato a incidere profondamente sugli stessi sentimenti degli individui. L’uso scientifico di emozioni indotte ha creato un ambiente animato da paure e smarrimenti, ma al tempo stesso ha saputo trasmettere suggestioni benefiche finalizzate alla rassicurazione e alla diffusione del “fittizio ottimismo”. È la paura il sentimento imperante di questo tempo, ed è sull’uso della paura che si gioca il sistema di controllo e repressione attuato in questo ultimo periodo. L’offerta culturale, l’intrattenimento e il momento aggregante sono abilmente gestiti e proposti sotto forma di fenomeni di massa. Sagre, feste, notti bianche, punti di ritrovo specifici e manifestazioni ben confezionate dagli apparati burocratici eliminano l’impaccio della scelta individuale e allontanano il rischio della paura. Al di fuori di questo gran circo esistono zone di nicchia, ghetti per lo più autoreferenziali, luoghi e iniziative in cui comunque i partecipanti a vario titolo si riconoscono senza fatica. Riproduzioni in piccolo delle notti bianche o del festival di turno. Nel frattempo una popolazione sempre più oppressa da problemi economici e aggredita dalle esasperazioni dei media si aggira diffidente per le strade. Tra una festa popolare e l’altra, resta isolata e timorosa, non prende iniziativa e sogna solo la sua tana, in cui potrà auto-reprimersi in tutta libertà. La libera iniziativa, l’opzione indipendente, le scelte cioè che obbligano a mettersi in gioco al di fuori da esplicite appartenenze, sono parte di un mondo che stanno cercando di soffocare. Sono parte di un mondo fatto di diritti e di spazi di civiltà in cui la fruizione culturale, l’accesso all’intrattenimento offre numerose possibilità diversificate. Nelle strategie politiche e nella gestione culturale sembra che le soluzioni prescelte rispetto alle emergenze sociali siano rappresentate dalla deportazione/esclusione (immigrati respinti, costruzione di carceri, istituzionalizzazione della precarietà). Nel caso dell’offerta culturale al termine di questo viaggio buio e inquietante sembrerebbe presentarsi un’unica alternativa: l’anfiteatro con duelli all’ultimo sangue e belve che sbranano. Deportazione per risolvere i problemi e Colosseo per offrire svago al popolo. Dinamiche primordiali al servizio della paura e degli esorcismi. L’ultima repressione è una scia pestilenziale che scorre per le strade e avvolge la popolazione, è un alone venefico e paralizzante che rischia di metterci uno contro l’altro. Stefano Pierpaoli 29 settembre 2009

Festival di Cannes 13-24 maggio 2009

Siamo tornati a Cannes dopo alcuni anni di assenza ed è stata un’esperienza significativa nel progetto che Consequenze sta realizzando.
Una settimana intensa per capire come si muove il mercato del cinema e quali possono essere le idee e le iniziative da mettere in campo nel prossimo periodo per affacciarsi all’estero con ambizione e personalità.

Marzo

Qualcuno ha pensato a cosa accadrebbe se all’indomani delle elezioni ci svegliassimo con la vittoria di Mastella e della Santanchè? In fondo sono due candidati premier. Tutto sommato si presentano con una lista e un simbolo tutto per loro. C’è da ritenere che i loro elettori credano nel successo del programma politico dei due leader. Quindi perché escludere questa ipotesi e dare del coglione a chi li voterà?

Festa del cinema, Si prepara il “controfestival”

Festa del Cinema, si prepara il “controfestival” Appuntamenti – Il movimento culturale ConseQuenze mette su un evento dedicato al alle pellicole indipendenti e ci dà appuntamento ad ottobre Roma, 6 giugno 2007 – La Festa del Cinema di Roma quest’anno dovrà vedersela con un “controfestival”. Loro, gli “artisti indipendenti e cittadini” di ConseQuenze, in realtà non amano venga bollato così: “nei nostri animi non c’è alcun desiderio di contrapposizione né di sterile polemica”, scrivono infatti una nota. L’idea è infatti piuttosto quella di “offrire un appoggio ulteriore alla grande kermesse romana”, attraverso il Festival del Cinema Indipendente. Una manifestazione con l’ambizioso obiettivo di “ampliare ancora di più gli spazi espressivi e culturali della bella rassegna già realizzata un anno fa con successo”. I membri del movimento culturale vogliono quindi dare visibilità a tanti autori indipendenti cavalcando l’onda Festa del Cinema. “Abbiamo sale, titoli da tutto il mondo e pubblico”, garantiscono e ci danno appuntamento a ottobre, dal 12 al 27, in varie location sparse per la città.