Recentemente, un interessante articolo pubblicato su Geopop (vai >>) ha analizzato la tendenza alla semplificazione nella musica contemporanea. Questo spunto mi ha portato a esplorare ulteriormente il fenomeno, ampliando l’analisi con altre ricerche e collegandolo a un ambito che mi è particolarmente caro: il cinema e le arti in generale.
Il fatto che si uniscano più voci su un tema così urgente, centrale su questo sito, è un ottimo segnale e può rafforzare il senso di una battaglia che tutti abbiamo il dovere etico di condividere.
Nel 1960, Eric Hobsbawm pubblicò, con lo pseudonimo di Francis Newton, La storia sociale del Jazz. In questo volume tracciò un parallelo sociale e antropologico che rese evidente il ruolo decisivo di questo genere musicale nelle dinamiche del tempo. Il Jazz è stato un vero e proprio protagonista nelle lotte per i diritti civili della comunità afroamericana negli Stati Uniti.
Ma la musica, in ogni sua forma, ha sempre rappresentato un riferimento fondamentale nella storia umana. Stili e armonie hanno modellato il nostro sviluppo culturale, ispirando tendenze e arricchendo linguaggi. Ha accompagnato l’educazione sentimentale ed emotiva delle persone, aprendo la strada a codici di emancipazione e inclusione difficilmente eguagliabili da altre discipline artistiche.
Negli ultimi 40 anni, tuttavia, la musica sembra aver smarrito gran parte della sua spinta propulsiva, soprattutto in termini di innovazione e sperimentazione di nuovi linguaggi artistici.
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L’evidenza scientifica di una semplificazione progressiva
Una ricerca pubblicata su Nature nel 2012[1] ha evidenziato tre significativi fenomeni nell’evoluzione musicale recente:
- Riduzione della varietà melodica (progressioni di toni meno varie e più prevedibili);
- Omogeneizzazione timbrica (riduzione della diversità di suoni e strumenti);
- Aumento del volume medio (a scapito della dinamica e delle sfumature sonore).
Questo studio ha mostrato come il nostro orecchio si sia progressivamente adattato a strutture musicali sempre più semplici, favorendo standard sonori omologati. In altre parole, una vecchia melodia, registrata con tecniche moderne e tonalità semplificate, può apparire nuova e persino rivoluzionaria.
Una successiva indagine del 2024[2], sempre pubblicata su Nature, ha confermato questa tendenza, individuando tre momenti cruciali di involuzione:
- 1975: riduzione della varietà melodica e maggiore enfasi su melodie semplici e ripetitive;
- 1996: omogeneizzazione delle strutture musicali, con la scomparsa progressiva di elementi armonici complessi;
- 2000: canzoni più brevi, strutture più prevedibili e una gamma tonale ridotta.
Questi cambiamenti indicano l’orientamento verso una musica più immediata e facilmente memorizzabile, progettata per un consumo rapido e standardizzato. Gli autori dello studio attribuiscono questo fenomeno a ritmi culturali sempre più accelerati e alla crescente influenza del mercato musicale, che tende a privilegiare l’efficacia commerciale sulla ricerca artistica.
Il declino della varietà e dell’innovazione musicale
Un terzo studio, condotto da ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università di Padova[3], ha analizzato le connessioni tra i generi musicali nel tempo, rivelando ulteriori segnali di semplificazione:
- Riduzione delle contaminazioni tra generi, con meno influenze reciproche tra stili diversi;
- Rallentamento dell’innovazione, con una tendenza a riciclare formule di successo piuttosto che esplorare nuovi suoni;
- Semplificazione di generi storicamente complessi, come il jazz e la musica classica, che nelle composizioni recenti hanno perso gran parte della loro ricchezza armonica.
Questi dati confermano come la musica popolare sia diventata sempre più un prodotto standardizzato, progettato per massimizzare accessibilità e impatto immediato piuttosto che per stimolare l’ascolto profondo e la creatività.
L’impatto della tecnologia e degli algoritmi
Diversi fattori hanno contribuito a questa trasformazione: l’evoluzione delle tecnologie di produzione musicale, l’influenza degli algoritmi di streaming e il cambiamento delle abitudini di ascolto, oggi più orientate verso brani brevi e facilmente condivisibili.
Da un lato, questa evoluzione ha reso la musica più accessibile; dall’altro, ha sacrificato parte della sua originalità e capacità di sorprendere.
Resta da vedere se questa tendenza continuerà o se emergerà una reazione artistica volta a recuperare la complessità e l’innovazione.
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Un fenomeno che non riguarda solo la musica
Questo declino della complessità e della ricerca creativa non riguarda solo la musica. Anche il cinema, infatti, è vittima di una progressiva semplificazione, con storie, linguaggi e tecniche sempre più appiattiti su modelli di facile consumo. Una tendenza che riflette un più ampio impoverimento culturale, legato alle dinamiche di mercato e alla fruizione sempre più veloce dei contenuti artistici.
Invertire questa rotta richiederà una rinnovata indipendenza artistica, capace di resistere alle logiche puramente commerciali. La vera sfida sarà trovare il coraggio di riscoprire un’autorialità autentica, in grado di riportare alla musica (e all’arte in generale) la sua funzione originaria: quella di stupire, innovare e lasciare un segno profondo nella cultura e nella società.
Trincerarsi dietro formule ipocrite e conservative significherebbe infliggere il colpo di grazia non solo alla creatività, ma all’intero panorama artistico e culturale in termini di occupazione e riconoscimento professionale.
Siamo probabilmente alla vigilia di uno scontro che se venisse affrontato con logiche sindacali e rivendicazioni di categoria produrrebbe solo momentanei (e inutili) aggiustamenti e ulteriori danni.
Stefano Pierpaoli
21 febbraio 2025
Presentando un esposto presso la Procura della Repubblica di Roma, l’Avvocato Michele Lo Foco ha compiuto un gesto di alto profilo etico, ed essendo membro del C.S. del Cinema, anche di grande valore istituzionale.
Comunque vada, mi auguro che il suo esempio alimenti il risveglio delle coscienze e della dignità in un ambiente che sembra piegato su se stesso per paura, omertà e connivenza.
[1] Serrà, J., Corral, Á., Boguñá, M. et al. “Measuring the Evolution of Contemporary Western Popular Music”, 2012. Sci Rep 2 , 521 (2012). https://doi.org/10.1038/srep00521
[2] Hamilton, M., Pearce, M. “Trajectories and revolutions in popular melody based on U.S. charts from 1950 to 2023”. Sci Rep 14, 14749 (2024). https://doi.org/10.1038/s41598-024-64571-x
[3] N. Di Marco, E. Loru, A. Galeazzi, M. Cinelli, W. Quattrociocchi “Decoding Musical Evolution Through Network Science” (2025) DOI:10.48550/arXiv.2501.07557 License CC BY 4.0 preprint su arXiv