La maggioranza degli Italiani

Siamo un grande paese. Con 30 anni di anticipo siamo stati capaci di mostrare al mondo quello che sarebbe avvenuto.

Il presidente ricco che compra la sua classe dirigente. Lo stato azienda. La Costituzione, e quindi le garanzie democratiche, vista come  un intralcio. Il parlamento delegittimato. La Magistratura, e quindi il potere giudiziario, che diventa un nemico da abbattere. L’informazione assoggettata ai sovrani e i giornalisti che si trasformano in valletti di corte nei talk show.

Nei decenni successivi, in un progressivo e rapido declino, il nostro trasformarci in un ammasso amorfo e ridicolo ha confermato che il meccanismo poteva funzionare.

Un popolo ridotto a folla acritica, addestrato all’inchino e distratto dalla la tv-salotto sarebbe diventato il prodotto perfetto da vendere al mercato della propaganda. Sarebbe corso dietro al capo e, nella sua disperata ignoranza, non avrebbe più ragionato sui noiosi diritti civili né sul suo futuro. Tu chiamalo, se vuoi, destino.

Dovevamo essere ottimisti e non sarebbe stato giusto inquinare i nostri weekend al prosecco con noiosi richiami democratici. Invece dei partiti e dei rappresentanti in parlamento erano più belli gli influencer da “followare”. Meglio lasciarsi andare, tanto alla fine tutto s’aggiusta.

E infatti ogni cosa è stata aggiustata. La “maggioranza” degli Italiani ha scelto.

Volgari e analfabeti, siamo un popolo che si trova oggi senza lavoro, senza casa, senza più un sistema sanitario nazionale. La scuola è ormai una prigione di “Internet, Inglese, Impresa” come la Moratti impose nel 2001. La giustizia diventerà un Far West in balìa di potentati e narcisismi. Siamo anche al verde e non è un dato marginale.

Il nostro consenso è comunque incondizionato. 500mila voti li regaliamo senza alcun problema. Che siano per Ferragni, Vannacci, Corona o Sfera Ebbasta si segue lo stesso impulso. Si risponde allo stesso richiamo. È la legge del televoto di Sanremo. È la democrazia con senape e ketchup che si consuma all’autogrill dell’autostrada verso il mare.
Nella civiltà del click siamo turisti nella giostra degli slogan.

Che siamo stati i primi, in tutto questo, è chiaramente una provocazione.
Ma che l’Italia sia stata una sorta di laboratorio in cui perfezionare un modello di moderna dittatura non è una tesi così stravagante.

Se osserviamo il crepuscolo dell’Europa e di tutto l’Occidente, troveremo molti punti che ci rendono un’avanguardia barbarica all’assalto delle regole civili.
Dalle pratiche mafiose, di cui siamo la culla, alla corruzione. Dall’imprenditore elevato a messia, alla libertà di stampa negata. Dinamiche sempre più diffuse al di là delle Alpi.

Difficile però eguagliare la nostra capacità di spontanea aggregazione. Amiamo ammucchiarci e siamo rapidi nell’obbedire al segnale.
Che sia il titolo di un film o un nuovo leader politico o la trasmissione trash o una domenica sugli sci, non fa differenza. Diventiamo subito maggioranza.
La maggioranza è merce inerme e terribilmente utile per l’imperatore.

Ci vediamo al festival…o a Roccaraso…o magari alle elezioni.

Stefano Pierpaoli
3 febbraio 2025

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