La catastrofe dei cinema

Lettera a Repubblica
16 febbraio 2025

La progressiva scomparsa dei cinema romani, in particolare delle sale storiche e indipendenti, è uno dei simboli del complessivo dissesto culturale di questa città.
Un progressivo declino provocato da politiche miopi che, distratte dall’esigenza di creare consenso di basso profilo, hanno privilegiato scelte che alimentassero solo la frenetica e parossistica promozione di eventi. Un indirizzo che ha demolito un tessuto culturale fatto di percorsi originali e di esperienze innovative che garantivano, nel panorama cittadino, un valore intrinseco di identità, visione e prospettiva.

Vorrei fosse chiaro che si sta discutendo di un problema di almeno 20 anni fa, quando molti cinema venivano trasformati in sale bingo e, contestualmente, grandi nuvole nere si addensavano sui cineclub facendo presagire una censura che sarebbe arrivata di lì a qualche anno.
Per fare solo un esempio, nel 2011 con MACINE, venne organizzato un “Festival del cinema chiuso” per denunciare questo stato delle cose.

Dal club dei “VIP del cinema” non si levò una sola voce per contrastare il disastro che stava avvenendo. Nessuno dei grandi comunicatori si espose per contrapporsi a una deriva che avrebbe portato alla scomparsa dei presidi culturali che oggi, goffamente, si tenta di riesumare.
Facile e al tempo stesso bizzarro, descrivere un’escursione parigina per segnalare che altri scenari sono possibili.
L’ingenua inconsapevolezza di Alba Rohrwacher e Saverio Costanzo che simulano una qualche forma di impegno, è tuttavia utile per cercare di favorire un confronto con le istituzioni cittadine e regionali. Così come ci si augura che sia produttivo il grido d’allarme degli altri nomi famosi, perché in Italia è più facile comunicare tra gente che conta.

Occorre però sottolineare che nessun progetto di riqualificazione delle sale cinematografiche potrà avere successo in assenza di un impianto intellettuale e politico che ricomponga innanzitutto quel tessuto lacerato da decenni di incompetenza e distrazione.
A Roma serve una visione di futuro coraggiosa e trasparente, rivolta soprattutto alle giovani generazioni e non riservata al circolo degli affiliati.

Su questo tema, insieme ad altre figure di riferimento della cultura romana, ci stiamo battendo da quasi 30 anni. Ci sono decine di proposte alternative a questa catastrofe che sono state lasciate marcire nei palazzi dell’amministrazione.
Non resta molto tempo ma esistono ancora le condizioni per intervenire efficacemente e restituire alla Città quei luoghi di cultura che sono, al tempo stesso, bene comune e sorgenti di armonia e di crescita.

Intanto ragioniamo su Roma. Poi, se ne avremo voglia, penseremo a Parigi.

Stefano Pierpaoli
Direttore del Filmstudio