Consequenze Network promuove e partecipa a Indicinema
Progetto di promozione e sviluppo
del Nuovo Cinema Indipendente Italiano
Mostra Internazionale del Cinema
6 settembre 2011 – Lido di Venezia Casa degli Autori
Intervento di Stefano Pierpaoli – Indicinema e Presidente CONSEQUENZE
La spinta originaria che ha voluto suscitare e che anche ha suscitato l’iniziativa di Indicinema è caratterizzabile in un termine che è quello della contestualizzazione. Noi chiediamo infatti e abbiamo chiesto fin dall’inizio, una contestualizzazione nei tempi che stiamo vivendo, rispetto agli scenari sociali, politici, economici che stiamo attraversando.
Non può che esserci allarme per quello che sta accadendo e angoscia per certe scelte mancate e per altre sbagliate, totalmente sbagliate, che vengono prese in questo paese.
Dal nostro punto di vista, dovendo parlare di cinema e dovendo parlare di nuovi scenari, non potevamo tirare fuori il ragionamento sul cinema, e il nostro è un ragionamento di sistema sul cinema, ci teniamo a sottolinearlo.
Noi proponiamo un modello proprio per inserire questa nostra proposta in una ragionamento di sistema che prima o poi andrà affrontato, e contestualizzare l’argomento cinema, l’argomento espressione cinematografica, l’argomento offerta culturale, vuol dire anche togliere il palcoscenico principale a taluni personaggi che pur nel loro ruolo autorevole spingono verso un immagine di un cinema che va a gonfie vele, che è in grande sviluppo che in grande salute. E questo fa un po’ l’eco di un atteggiamento politico che ci ha spinto all’ottimismo, che ci ha spinto a vedere le cose in maniera sempre positiva e che ha quindi alterato, non solo l’attività politica nella sua essenza, ma anche la percezione collettiva di quanto stava succedendo in Italia.
E mi permetto di dire che chi porta, lavorando in questo ambiente, il discorso su questo livello , quindi forzando un immagine del cinema in grande salute, fa anche un operazione di propaganda finalizzata a mantenere un ruolo di potere e a mantenere degli assetti fortemente collegati alle categorie dominanti di questo cinema e collegati a vertici politici che hanno sbagliato nelle scelte che riguardano la cultura, che hanno tolto spazio all’espressione libera, alla circolazione libera delle idee e che hanno privato tanti talenti, soprattutto giovani, di un accesso che oggi che deve essere garantito dalla piattaforma multifunzionale che abbiamo a disposizione.
La proposta di Indicinema è quella di entrare più dentro al problema della cultura nel suo significato originario, di strapparla da questa mistificazione politica e di tornare a lavorare anche con la Politica e soprattutto con la Politica per progettare concretamente quello che in questo periodo deve avvenire.
Noi oggi abbiamo il piacere di ricevere i rappresentanti culturali dei partiti politici che hanno mostrato una particolare sensibilità non solo sull’argomento cultura ma sull’argomento “tempi che corrono” […].
Per chiudere, noi abbiamo un’urgenza ed è un’urgenza che si può realizzare anche a legge vigente. E noi dobbiamo riflettere e ragionare con grande serietà e responsabilità su tanti elementi che oggi inquinano l’offerta culturale cinematografica.
La nostra richiesta parte da una riformulazione nelle composizioni delle commissioni che scelgono, che decidono. E qui chiediamo forme che costringano chi decide a responsabilizzarsi sulla sua stessa reputazione. Noi vogliamo sapere nome e cognome di chi da i soldi a film, vogliamo che venga scritto: “questi film sono stati finanziati da”. Non da una commissione fantomatica che viene scelta in maniera abbastanza nota, e soprattutto non vogliamo che il collegamento di queste commissioni agisca su gruppi autoreferenziali, nati in questi anni che sviluppano delle teorie abbastanza stravaganti e fuori dal tempo e spesso anche truffaldine, sempre nell’ottica dei loro contatti privilegiati con chi il cinema lo controlla.
In secondo luogo, i criteri di selezione. I criteri di selezione che oggi ad esempio, tanto per citare l’enormità più evidente, è quella che si riferisce al reference system, una forma di soffocamento per chi vuole nascere e crescere. Noi chiediamo un immediata cancellazione del reference system che rappresenta una ferita molto profonda in questi criteri di selezione.
Chiediamo degli organismi esterni che controllino le produzioni, i budget, come vengono utilizzate le risorse pubbliche. Chiediamo quindi maggiore trasparenza perché la risorsa pubblica in questo momento di depressione economica ha un valore maggiore e quindi non possiamo accettare che il controllato paghi il suo controllore come avviene oggi.
E quindi che queste risorse vengano utilizzate al meglio e in maniera trasparente.
E infine chiediamo che si crei insieme alla Politica e insieme agli operatori un paradigma etico e culturale ben riconoscibile e vicino ai tempi che corrono. Ricominciamo a interpretare i tempi che corrono, ricominciamo a rappresentare quello che succede in questo Paese. Io qui ho due maestri del cinema (Citto Maselli, Ugo Gregoretti ndr), loro hanno fatto un cinema che non solo era vicino alla cittadinanza, ma raccontava quello che succedeva in questo paese e lo raccontava senza sconti e senza retorica, senza didascalie, perché siamo costretti a fare dei precontratti con la televisione che quello ci chiede. Noi non vogliamo più che il cinema venga sottomesso a quello che ci chiede la televisione.
Infine, vedo di fronte a me un paese estremamente chiuso, con un linguaggio estremamente limitato. I nostri giovani utilizzano un linguaggio estremamente limitato, la politica usa un linguaggio estremamente limitato. Come ha scritto Ludwig Wittgenstein “i confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo”. Stiamo attenti, facciamo usare nuovi linguaggi, utilizziamoli, esageriamo, rischiamo, provochiamo. Così ricominceremo a crescere. Perché quando sento qualche funzionario, qualche burocrate, che mi parla del cinema come mezzo per esprimere un’identità nazionale, ma allo stesso tempo fa scelte di vertice che limitano il linguaggio del cinema stesso allora mi chiedo come facciamo a tornare a crescere in un paese che non lascia il libero linguaggio nell’offerta culturale. Riapriamo i linguaggi perché un identità chiusa, che non si confronta, che non accetta la diversità, è un’identità povera, è un’identità quasi morta. E noi in questo momento abbiamo urgente bisogno di un’identità ancora più forte. Perché è su un’identità culturale forte che noi potremo appoggiare la ripresa e la rinascita di questo paese, perché i tempi che stanno arrivando hanno bisogno anche di un’offerta culturale al passo con la sfida che abbiamo di fronte.