Diario di una brigatista sentimentale

Diario di una brigatista sentimentale

Luca Mastrantonio

Nella lotta armata Mara Nanni è entrata anche per amore di un noto brigatista, coinvolto nell’omicidio Moro, che alla Nanni è costato quindici anni di carcere: E allora? Non è solo il titolo del libro a lei dedicato e con lei scritto da Stefano Pierpaoli (ed. Interculturali, pp. 216, euro 11,00), ma anche l’insolente e disarmante reframe con cui la Nanni sfibra le domande di quanti vivono “nella convinzione di essere in credito con te”.

Nessun gossip, quindi, su brigatisti latitanti, nessun retroscena né un nuovo (l’ennesimo) teorema politico per inquadrare gli anni di piombo in una cornice più o meno rassicurante,

ma un diario scritto a due voci, quella di chi racconta la sua storia e quella di chi deve intrecciarla in quell’unità dotata di senso che è un romanzo. Un romanzo in terza persona, scritto da Stefano Pierpaoli (classe ‘64), un estraneo con un passato quasi ordinario rispetto alla brigatista, tra commercio, distribuzione cinematografica e un po’ di giornalismo (e una costante passione per la vela), prima di incontrare Mara Nanni e scrivere finalmente il libro che forse, per anni, tra mille manoscritti incompiuti, non aveva mai finito. Appartiene ad un’altra generazione rispetto alla Nanni e però ha “provato a paragonare la mia rabbia a quella rabbia. Ad accostare le mie ribellioni a quelle ribellioni”.

Ed è la continua ribellione di Mara alla fine anche contro le Br a segnare il ritmo di questo romanzo, un romanzo di formazione forzata, dal contesto sociale di lotta e poi dal carcere, ma soprattutto forzata dal carattere indomito e ribelle di Mara. Scritto con una prosa cruda e graffiante, il libro – e in fondo la vicenda della Nanni – nella prima parte paga dazio di una vita pasturata a rivendicazioni e proclami poco metabolizzati, farcendosi a volte di inevitabili inserti ideologici e parole dal suono un po’ retrò (che però rispecchiano lo spirito del tempo). Ma alla lunga viene fuori il senso autentico di questa storia, che non va cercato tanto nella gestazione del delitto politico non direttamente compiuto ma partecipato quanto nel castigo vissuto in varie carceri, dove la Nanni ha sviluppato una coscienza dissociata nel senso più profondo e lacerante del termine (che va oltre e in un certo senso sta anche al di qua della dissociazione dalle Br che le è valsa una forte derubricazione di pena), scagliandosi contro la schizofrenia di tanti militanti che durante il processo la fissano con sprezzo e che “in nome della rivoluzione, per una società diversa, anche loro hanno affermato il diritto di ognuno al rispetto dell’esigenza personale. Possibile che pensino di trovarsi su due piani cosi separati? Del resto si deve poter vivere senza appartenere, senza dover spiegare, cercando di conciliare la vita con la propria sensibilità”.

Alla fine nel libro sono un tutt’uno la sconfitta della brigatista e la sopravvivenza tra mille sofferenze e privazioni carcerarie della donna, ormai inquadrata nella società borghese che l’ha battuta, ma senza impedirle di rompere le righe quando e come vuole sul piano umano, sociale e soprattutto erotico-sentimentale, come testimonia l’ambigua conclusione della nota che la Nanni ha lasciato nel sito dedicato al libro (www.eallora.net): “Mi farò una doccia, renderò morbida la mia pelle con una crema profumata, e poi una bella maschera alle alghe sul viso. Evidenzierò le mie labbra con un rossetto color fuoco per farle diventare ancora più carnose, e se anche mi infilerò in un jeans e un maglione largo, nessuno mi riconoscerà come quella che è stata, o che chissà, è ancora. Sarò una magnifica e indefessa borghese che, con tutte le sue forze, cercherà di affermare una socialità diversa, diciamo… la socialità dello champagne. Anche se costretta ancora a lavare cessi e pavimenti”. Nessuna ammissione di resa: “Del resto si deve poter vivere senza appartenere, senza dover spiegare, cercando di conciliare la vita con la propria sensibilità”.

Contro il terrorismo…e contro il conformismo.

Lascia un commento