Editoriali
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"Non Nobis Domine, Non Nobis, Sed Nomini Tuo Da Gloriam" Con la croce templare per giungere fino all’altrove della democrazia nello stesso momento in cui ella nasceva nuova e imperscrutabile. Poggiata su un olocausto di nativi inermi, 100 milioni o magari qualcosa di più, fino a innalzarsi al luminoso traguardo della felicità.

Terreni fertili e contadini esperti ci trasmettono un’immagine che sintetizza l’equazione perfetta per ottenere un raccolto generoso e un prodotto sano. Dal Latino “Còlere” (coltivare) abbiamo ereditato i due derivati italiani “cultura” e “coltura”. Un parallelo quanto mai coerente tra due grandi fonti di vitale energia, ricco di corrispondenze suggestive che si muovono su direttive equivalenti.

Le spiegazioni semplici sono spesso una strada in discesa per raggiungere una fluida interpretazione delle cose. Anche le semplificazioni permettono di non pedalare faticosamente ma di solito si muovono su biciclette senza manubrio e se anche la discesa fosse la stessa, rischia di diventare un’esperienza molto pericolosa.

Non abbiamo più bisogno di partiti. Di un continuo vuotare, un perenne nuotare per non affogare nell’olio di ricino. Non abbiamo bisogno di partiti. Di andati via. Di svaniti. Di assenti. Avremmo bisogno di tornati. Di riapparsi. Di presenti non presenzianti che esistono.