Tra 150 metri metri gira a…boh

Il lavoro politico che ho svolto in questi mesi, e lascio correre gli anni precedenti, è stato ispirato dalla consapevolezza che si stava per aprire un quadro totalmente nuovo, disarticolato e privo di riferimenti affidabili per affrontare una realtà sempre più contorta e problematica. Non a caso ho evitato la sovrapposizione con la politica nei termini tradizionali. Non a caso ho cercato di tenermi a distanza, anche sul piano dialettico, dalle ritualità consuete. Ho utilizzato l’immagine del silenzio della politica, tutta, sulle tematiche culturali per denunciare in verità un silenzio più preoccupante che riguardava una visione complessiva su Roma.

Ovviamente Roma

Tanti anni fa, in Italia, esisteva un mondo capace di esprimere le passioni più intense e di godere del seguito più devoto e costante. Un universo in grado di catalizzare le energie più vigorose e le appartenenze più inossidabili. Centinaia di migliaia di sostenitori che alimentavano un’industria prospera ed esuberante. Un’enorme ricchezza per il Paese. Era uno smisurato ambiente che scommetteva sui giovani talenti e promuoveva i vivai per far crescere i futuri protagonisti di uno spettacolo immensamente coinvolgente. Un settore che dava lustro a prestigio all’Italia in campo internazionale per i continui successi ottenuti in ogni ambito cella competizione. Facevamo scuola ed eravamo riconosciuti in quanto maestri. Questa galassia splendente si chiama Calcio e non era minimamente pensabile che un asset di tali dimensioni potesse essere messo in discussione. In quanto dogma ed essenza emozionale, culturale ed economica di assoluta importanza, nessuno avrebbe mai ipotizzato il crollo di questa roccaforte dell’identità nazionale. Impossibile prevederne il collasso, eppure siamo riusciti anche in questo. Assenza di programmazione, disonestà e accentramenti di potere hanno demolito una roccaforte che sembrava invulnerabile. Non abbiamo giovani campioni, nessun rilievo a livello internazionale e le nostre squadre stanno miseramente fallendo. Le partite più importanti vedono in campo pochissimi atleti italiani e nella maggior parte dei casi sono ultra trentenni. L’Inter è stato venduto da un imprenditorie indonesiano a un colosso cinese dell’elettronica, Suning Holdings Group. Il miliardario Berlusconi sta tentando di appioppare, sempre a qualche gigante cinese, il suo Milan caduto in disgrazia. La Roma è in mani americane e pilotata da Boston. Il campionato italiano è ormai una farsa con una sola protagonista che vince senza sudare da ormai 5 anni. Gli stadi perdono pubblico e in molti casi sono cantieri e dimora di violenti e criminali. I nostri vivai non generano nuovi campioni ma, nella migliore ipotesi, pedine di scambio per fare i “neri” ed evadere le tasse. Quello del calcio è un paradigma spietato che però ci dovrebbe far capire che non riusciamo a sostenere nemmeno i comparti storicamente più solidi e li trasformiamo invece in disastri economici e sociali. L’aberrazione dei sistemi che mettiamo in atto è manifestata dalle perversioni con cui gestiamo e indirizziamo i processi economici e culturali. Sappiamo rubare, agiamo nella logica del potere e del consenso, cerchiamo di arrampicarci per arraffare il possibile. Poi camminiamo sulle macerie che abbiamo prodotto e operiamo nella continua emergenza. Soffriamo, sfruttandole, le crisi di panico della popolazione e così la teniamo all’angolo, oppressa dal presente e senza la possibilità di progettare il suo percorso esistenziale. Una massa impoverita, ignorante e angosciata è facilissima da controllare. Ma la storia presenta il suo conto e prima o poi lo si deve pagare. Più si rimanda e più sarà costoso. Con le “fregnacce” non si arriva lontano e un paese che non sa costruire e scommettere sul proprio futuro è già morto. Tante persone hanno l’illusione di giocare in Serie A e quindi essere tra gli attori principali, pur arrivando tra gli ultimi. In realtà non stanno nemmeno in Serie C e se credono che possono giocare la partita si sbagliano di grosso. Al massimo fanno i tifosi, occupano i posti in piedi più lontani dal campo e la loro squadra perderà miseramente. Il parallelo più preoccupante con il calcio? Ovviamente Roma. Stefano Pierpaoli 6 giugno 2016

Cultura Roma: Virginia Raggi non pervenuta

Stamattina sono andato a un’iniziativa del Movimento 5 Stelle. C’era l’incontro tra la candidata M5S Virginia Raggi e il mondo dello spettacolo. Lo avrebbero fatto al Manzoni, un grande teatro nel quartiere Prati. Nell’immagine, con il viso di Virginia Raggi in primo piano, un sottotitolo o payoff che dir si voglia, recitava: teatro, musica , danza, circo. Ero curioso di ascoltare e conoscere la visione di futuro che può emergere da un partito che si definisce innovatore e che dichiara di voler produrre discontinuità e rinnovamento. Pensavo che il leader maximo, al secolo Beppe Grillo – comico e famoso personaggio dello spettacolo – avrebbe riunito una pletora di personaggi della cultura. Soprattutto avevo voglia di seguire l’intervento della candidata Raggi su un tema primario come quello della cultura (non dello spettacolo come scritto nel sottotitolo). Magari sarebbe arrivato un contributo importante dal “nuovo” partito e dalla giovane candidata. Una provocazione inaspettata. Un ragionamento di rete, anche nella considerazione che su questo argomento lavoro da tempo insieme a tante altre realtà romane. E invece niente. Alcune decine di persone che hanno ascoltato il nulla. Non c’è stato nemmeno il seguito dei simpatizzanti che su questo argomento dovrebbero puntare più che su ogni altro. La Signora Raggi non s’è vista e ha preferito snobbare l’incontro. Un fatto sconcertante. Le danze le ha aperte Pietro Longo e così ha dato a tutti l’impressione o la certezza, che l’AGIS Lazio ha scelto di fare un tentativo disperato di sopravvivenza grazie all’ascolto e al favore di chi non conosce cosa è successo a Roma in questo settore negli ultimi anni. Stamattina ho perso tempo. C’è stato solo il piccolo “circo” di qualcuno che cerca di accreditarsi con qualcuno che cerca di vincere. Vecchi schemi. Vecchia rappresentazione un po’ squallida e passatista. Agli amici e tifosi del movimento 5 stelle dico che se questa è la deriva in cui ci si vogliono infilare non arriveranno lontano. Alla candidata Raggi dico che Cultura è un’altra cosa e che un candidato sindaco a Roma sulla cultura deve metterci la faccia e una presenza significante. Altrimenti il gioco l’abbiamo capito in 3 minuti ed è un gioco vecchio e avvilente. SteP 24 maggio 2016 Il M5S ha tenuto a comunicare che Virginia Raggi non è intervenuta all’incontro per problemi di salute. In bocca al lupo per il prosieguo della campagna elettorale. Restano le profonde perplessità per le presenze da “accreditamento” che hanno promosso e animato l’iniziativa.

Cultura a Roma: un silenzio troppo lungo

Il silenzio romano, pesante e prolungato sui temi che riguardano le politiche per la cultura, arriva da lontano. È l’inerzia prodotta da quel periodo sciagurato in cui l’offerta divenne verticale modificando i rapporti che determinavano la partecipazione di cittadini e territorio. Le sale bingo ingoiavano i cinema di quartiere e gli eventi si impossessavano della programmazione che divenne sempre più subalterna, autoreferenziale e utilitaristica. Bandiere da consenso che sempre più si allontanavano da ciò che invece deve essere garantito da un percorso culturale collettivo soprattutto in una grande città come Roma. Si è generato in tal modo uno strano legame simbiotico tra politica/istituzioni da una parte e operatori/associazioni dall’altra. In questo labirinto di dipendenze procedurali e di perdita d’identità, ambedue hanno sviluppato la convinzione di non poter fare e meno dell’altro in un ambito sempre più definito nella promozione di se stessi in un contesto elettorale o in quello del reperimento delle risorse. Su quel cordone ombelicale, abbastanza perverso, non c’era nessuno spazio la programmazione a lungo termine e neanche per scegliere modelli in grado di valorizzare le attività proposte, soprattutto nelle periferie. Il trionfo di questa assenza di visione e di responsabilità si compie con la nomina dell’Assessora Marinelli, che ha incarnato ed espresso tutte le degenerazioni del Modello Romano: sostegno alle centralità, privilegi alle entità accreditate, esaltazione dell’evento senza programmazione, depotenziamento delle realtà periferiche. Il Bando di Capodanno, con cui si è chiusa la sua disgraziata esperienza, è il simbolo di questa visione e anche del suo fallimento. Gli indirizzi culturali sono la sostanza più autentica della proposta politica ed è su questo tema che si costruisce la prospettiva reale della comunità, anche in termini economici. Il motivo dell’attuale sconcertante silenzio è tutto lì: se la politica non ha una visione sul futuro della Città non può che restare muta e reticente sull’architettura culturale che ne disegni i percorsi. Un’architettura che non può tuttavia attendere altro tempo e deve essere ricostituita nella direzione dell’innovazione e dell’intervento sociale. Su quella verticalità si è instaurato un reticolato di clientele e sul terreno reso arido dall’assenza di programmazione si sono diffuse prassi in cui furbizie e privilegi hanno soffocato molto spesso lo sforzo quotidiano di centinaia di realtà che lavorano sul territorio. Serve quindi un’azione di sistema per stimolare e sostenere il mondo che si sente abbandonato, e di fatto lo è sempre di più, garantendogli autonomia e opportunità di crescita. È urgente sviluppare una programmazione sul medio e lungo periodo per percorsi culturali diversificati in cui intervenga un’offerta ampia e coinvolgente. Bisogna creare strumenti che oltre al finanziamento pubblico possano attrarre capitale privato e nuove forme di accesso al credito. Vanno valorizzati gli spazi nell’ordine della regolarità e della stabilità di ciò che si produce al loro interno. È essenziale dare più visibilità e partecipazione agli appuntamenti culturali grazie a una comunicazione più incisiva che oltre alla promozione delle iniziative sappia ricostituire una relazione vivace e attiva con la popolazione. E infine, last but not least, sfruttare al massimo e promuovere l’innovazione tecnologica e gli strumenti che essa mette a disposizione. Se per alcuni di questi obiettivi la strada è già tracciata nella formulazione stessa della proposta, per taluni aspetti il progetto di realizzazione è frutto del confronto in atto tra gli operatori del settore che devono oggi valutare le potenzialità e i traguardi alla luce di uno scenario modificato negli assetti e nelle pratiche di approccio. Un passaggio indispensabile che deve essere affrontato con una mentalità nuova. Dall’assenza della politica e dalla conseguente dittatura della burocrazia ci si può liberare solo sostituendo i tanti “io” che per istinto di sopravvivenza o egoismo si concentrano sull’interesse specifico e trasformarli in un “noi” che impone la realizzazione di nuovi equilibri e di nuove forme di proposta. SteP 6 aprile 2016

L’ultima beffa della Marinelli

A conclusione del mandato mi premere trasmettervi i miei saluti e i miei personali ringraziamenti. Benché i processi di cambiamento e rinnovamento che con impegno stiamo portando avanti siano stati interrotti prematuramente, possiamo comunque valutare con soddisfazione il lavoro svolto fino a oggi. Rimango convinta, e le azioni che ci hanno visto coinvolti in prima persona ce ne danno conferma, che il decentramento sia il naturale evolversi della vita politica di questa città, così come il dialogo stretto e continuo fra l’Amministrazione Capitolina e i Municipi. Da ciò nasce il rammarico di non aver avuto l’opportunità di proseguire un lavoro che sono consapevole avesse l’esigenza di essere intensificato e rafforzato. Questi mesi di comune lavoro mi hanno dato la possibilità di apprezzare la passione, la competenza, la determinazione di ognuno di voi, nonché la conoscenza che avete dei bisogni e delle peculiarità dei singoli territori da cui è necessario partire per assicurare alla città nel suo insieme un futuro coeso e di sviluppo. Con stima e affetto vanno a tutti voi i miei più cari saluti Giovanna Marinelli Questo il testo di commiato rivolto ai Municipi romani dalla ex Assessora Marinelli, che il 23 ottobre, data della missiva, aveva già previsto la prematura interruzione del suo mandato. Sarebbe stato utile alla Città che una previsione altrettanto lungimirante l’avesse prodotta sul sistematico fallimento di ogni iniziativa legata alla sua gestione, priva di una visione coerente delle priorità culturali a Roma e caratterizzata dalla totale assenza di un progetto efficace e incisivo. “I processi di cambiamento e di rinnovamento” ai quali si riferisce si sono in realtà tradotti in forzate restaurazioni centralistiche che hanno scippato realtà efficienti e vitali in alcuni territori periferici (ultimo imbarazzante caso è quello del Cinema Aquila regalato arbitrariamente alla Fondazione Cinema per Roma). Riguardo il “decentramento…naturale evolversi della vita politica di questa città, così come il dialogo stretto e continuo fra l’Amministrazione Capitolina e i Municipi” non oso immaginare lo sbalordito disappunto di molti Amministratori municipali e il loro salto sulla sedia leggendo questa bestialità. Proprio l’assenza di comunicazione con i Municipi e l’imposizione di scelte unilaterali da parte dell’Assessorato centrale hanno infatti determinato frequenti disequilibri e gravissimi sprechi di risorse in un ripetersi diabolico di bandi collocati senza nessuna capacità di intervento culturale autentico e duraturo. Milioni di Euro volati via senza lasciare traccia. Un’Estate Romana impalpabile e la tanto decantata “Festa der Cinema decentrata” di cui nessuno si è accorto sono i due atti finali di un fallimento che è sotto gli occhi di tutti. Altre storture lasciate in eredità (bandi inconcepibili) non tarderanno ad arrivare. Roma è fortunata che l’auspicio a “proseguire il suo lavoro” citato in questo messaggio non possa essere realizzato da questa Assessora. La nostra città soffre innanzitutto di un deficit culturale sul quale inefficienza, corruzione e criminalità hanno potuto affondare le loro radici in modo pressoché indisturbato. Questo è il motivo per il quale è urgente che venga elaborato e messo in atto un grande progetto complessivo che faccia sistema con la città in grado di assicurare a tutti i cittadini, a partire dalle periferie, la precisa consapevolezza che sono i veri protagonisti di un grande percorso collettivo di crescita culturale e sociale. Di burocrati nominati non ne abbiamo bisogno e soprattutto vogliamo evitare persone che, come Giovanna Marinelli, non amano Roma e non sanno rapportarsi con essa.   SteP 3 novembre 2015

La mondezza e la differenziata

Credo di aver capito una cosa. L’ho capita mentre camminavo per portare la mondezza ai secchi. Avevo due sacchi. Una busta per il vetro e la plastica e una busta per i rifiuti organici. Quando ero un mercante, oggi si direbbe imprenditore, ho imparato che dovevo fare le cose migliori con la spesa più conveniente. In altre parole, dovevo comprare la merce più valida al prezzo più basso. E tutto questo, stando rigorosamente nel mercato, senza scorciatoie e illegalismi. Senza vantaggi illeciti né privilegi. A 34 anni ho cominciato a occuparmi di cultura, per lo più nel settore cinematografico, e dopo un po’  a fare politica. Ho applicato quelle stesse regole che avevo imparato dai 17 anni in poi e pur vedendo che non funzionava esattamente nello stesso modo, mi sono detto che nel breve periodo tutti avrebbero adottato quei parametri: spendere poco e fare la cosa giusta. Forse sono un po’ duro di comprendonio, ma fino a quest’anno (2014) non mi sono dato per vinto. Nell’anno che sta finendo ho parlato di più con amministratori e, diciamo, politici. Mi sono confrontato con maggiore frequenza con chi sovrintende alla Cosa Pubblica. Ecco sì, credo proprio di aver capito qualcosa di importante e riguarda i costi minori e la cosa giusta. Riguarda la responsabilità e la competenza. Riguarda l’interesse generale e il ruolo della politica. Devo confessare che per un attimo quella mondezza è diventata altro e stavo per non rispettare la regola della differenziazione. Che differenza c’è tra la “monnezza” e… C’è differenza eccome. Ed era nelle mie mani e nella mia volontà stabilire quella differenza. Ho messo ciascun sacchetto nel contenitore giusto. Ho fatto la cosa giusta. Nell’interesse di tutti. Del mio. Del nostro. SteP 27 dicembre 2014 PS: domani succederà qualcosa che in Italia non è mai stato fatto prima. È un passaggio di civiltà e di democrazia. È accesso alla cultura. A costo zero. Con tanti saluti a miei amministratori. Link correlati: Prima proiezione in Italia per i bambini nello spettro autistico