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Nuvolario di aprile
Una nube di dimensioni gigantesche si addensa sui cieli del Mare del Nord. La natura, imperiosa e intransigente, invia il suo messaggio ai cittadini del mondo, o meglio cerca di stimolare quella parte ancora ragionevole che incita all’autodeterminazione.
Tra gli scenari più drammatici sulla fine del mondo esiste quello di un grande cataclisma dovuto proprio a un’eruzione vulcanica, con conseguente oscuramento del cielo e sconvolgimenti climatici catastrofici.
Al di là delle previsioni apocalittiche non possiamo nascondere a noi stessi che la coltre di fumo e di polvere che si alza dall’Islanda porta con sé segnali evocativi di straordinaria suggestione. Una bocca di fuoco che sprigiona oscurità e asfissia sembra quasi un gioco perverso messo in atto dal creato, tanto che potremmo descrivere un’erezione vulcanica, in cui un universo offeso torna a mostrare la sua potenza integra e illimitata ai sudditi ignoranti e soggiogati dal vizio dell’inerzia.
Come in poche altre occasioni, ci rendiamo conto che gli innumerevoli segnali inviati dalla natura restano segregati nell’immaginario irrisolto di chi non può far altro che subire un evento a lui superiore.
In questa dimensione, l’uomo contemporaneo assume gli stessi comportamenti degli animali, uniformati e prevedibili, basati sulla sola verifica del presente e privi di una qualsivoglia progettualità rivolta alla riflessione sul problema, per non dire alla sua soluzione.
Amplissime masse di popolazione sono state addestrate e sottomesse a comportamenti subalterni che agiscono in base a diversi livelli di decisione. L’unico atto autorizzato è quello della delega ai piani superiori in un gioco non di rappresentanza responsabile, quanto di rappresentazione del bisogno e dei modelli risolutivi. Un intreccio perverso che coincide quasi sempre con pratiche corrotte e degenerative.
In Italia sono crollate montagne e si sono sbriciolate case proprio in quei luoghi in cui il malaffare e la sottomissione dettano i tempi di un degrado senza fine.
La nostra epoca ci chiede omologazione e ci spinge verso l’abitudine al peggio in uno spazio preordinato. Si è evidentemente formata una coscienza conforme e generalizzata rispetto alla quale le alternative espressive, della memoria, dell’identità e delle legittime ambizioni individuali sono inglobate in un recinto composto e definito da una catena di disabilitazioni (disabilità).
Fino a qualche decennio fa esistevano aree critiche che univano il dissenso e la ribellione a comportamenti stravaganti, anticonformisti, provocatorii, tipici delle avanguardie culturali, che testimoniavano con chiarezza il senso della frattura col passato o in ogni caso della presa di distanza dai processi in atto.
Rispetto a questi settori intellettuali e artistici esisteva ancora una netta differenziazione da quella che Freud definiva “ la miseria psicologica di massa” determinata dall’identificazione forzata tra i vari membri della società nel suo complesso.
Oggi questa separazione non è più identificabile. Si confrontano opposti conformismi che rispondono a una stessa logica e rispettano uno stesso schema basato principalmente sull’uso del simbolo, del feticcio e reso omogeneo grazie soprattutto al riconoscimento di un nemico comune. Su questi impulsi si radunano enormi masse di individui, ma ciò che appare sempre più chiaro è l’assenza di un progetto, di un’idea forte su cui costruire il futuro e di valori condivisi capaci di alimentare un’iniziativa comune, concreta e soprattutto benefica.
Sotto una nuvola compatta, formata da vincoli e limitazioni, si alternano primedonne e santoni per incarnare il bisogno generale di rassicurazione e mantenere immutata la distanza tra attore e spettatore.
Chiedete a qualcuno di alimentare e sviluppare un progetto e lo vedrete fuggire dal suo capopopolo oppure nascondersi nel ghetto delle sue rassegnazioni, a stretto contatto con la sua sola tribù.
È il “gregge disorientato” di cui parla Lippman, che relegato al ruolo di semplice spettatore ha smarrito il senso dell’iniziativa così come la forza della parola e della scelta consapevole, gli elementi che possono rendere l’esperienza umana, un viaggio straordinario in cui tuttavia è ancora possibile scoprire scenari meravigliosi.