Liquida, lucida,
psicodrammatica

I partiti, negli Stati Uniti come altrove, sentono il bisogno di raggrupparsi intorno a un uomo, per essere più facilmente capiti dalle masse.
Si servono così, generalmente, del nome del candidato alla presidenza come di un simbolo, personificando in lui le loro teorie. In tal modo i partiti hanno un grande interesse a decidere l’elezione in loro favore, non tanto per far trionfare le loro dottrine con l’aiuto del Presidente eletto, quanto per mostrare, con la sua elezione, che queste dottrine hanno conquistato la maggioranza. (Alexis de Tocqueville)

“Ti piace vincere facile?” recitava uno spot che istigava al gioco d’azzardo. La seduzione che avvinghia il giocatore è composta da un misto di competizione tra puntatori, presunta capacità profetica, ricreazione e illusione antidepressiva. Qualora si riesca a indovinare la scommessa, la vincita ricavata è un risultato ottenuto in prima persona e per il fortunato è inebriante fino a diventare a volte glorificante.
La democrazia diretta all’amatriciana che si va affermando in Italia ripercorre il metodo della schedina utilizzando i meccanismi classici della scommessa.

Che si tratti di democrazia non è ancora chiaro, così come non appare evidente che sia diretta, ma è ormai assodato che partecipare a un’elezione o a una qualsiasi forma di suffragio è un atto talmente immediato da diventare banale e al tempo stesso solennemente dovuto. 
Per parafrasare lo slogan pubblicitario potremmo sostituirlo con “Ti piace partecipare con il minimo impegno?”, perché di questo si tratta, di un click prodotto dalla pressione del dito indice sul mouse. È la democrazia liquida, quella cosa strana che scorre lungo i cavi telefonici o che si espande tramite WI-Fi. Tutti possono partecipare e tutti hanno diritto a prendere parte al gioco del candidato. Le regole, che sono l’essenza della democrazia, hanno un valore marginale perché quello che conta è la giocata, è la corsa dei “mi piace”, è la sfida tra i profeti dell’uomo migliore. Il responso che ne consegue viene letto dall’oracolo, commentato dai maghi nei social network ed esposto alla furia mediatica. Il tutto in una giostra colorita sulla quale tutti hanno l’illusione di salire, tutti hanno avuto sul dito per un nanosecondo la puntata per poter dire: “ho vinto!”.
Il problema nasce subito dopo, perché se di democrazia si tratta, più essa è diretta è più occorre consapevolezza, eccellenza valutativa, capacità di discernimento, chiarezza del progetto politico. Non bastano gli slogan e nemmeno le invettive, seppur giustificate, a tenere in piedi un qualsivoglia impianto democratico e istituzionale. Chi cita la polis greca commette un errore di dimensioni e di sistema che porta al collasso e al blocco della politica.
I partiti non godevano di buona salute e poco hanno fatto per riscattare anni di perversioni demagogiche, ma non saranno mai la piazza virtuale né le elite digitali che restituiranno senso alla politica. Esse sono la rappresentazione di una società frammentata, composta da milioni di solitudini da cui sprigiona disperazione e rabbia, ambedue legittime, di un universo che non si sente rappresentato e che sta morendo di fame e di paura, ma non saranno mai la soluzione e tanto meno potranno produrre democrazia. La paralisi italiana impone a tutti la riflessione sulla forma partito che dovrà essere sviluppata nell’immediato futuro. Tutt’altro che liquido, tutt’altro che virtuale ma estremamente concreto, attivo e identitario. Così come dovrà essere l’impegno della popolazione, l’iniziativa dei cittadini, non più riuniti in comunità virtuali e immersi nel commento digitale, mistificatorio e retorico ma presenti e severi rispetto all’attività del Parlamento e delle amministrazioni.
Dopo tangentopoli avremmo potuto disertare collettivamente il voto e pretendere regole certe, una legge elettorale efficace, il conflitto d’interessi e norme per scongiurare la presenza nelle liste di soggetti impresentabili. Così non è stato e in troppi sono corsi dietro ai salvatori della patria senza permettere a questo paese di riconquistare una classe dirigente degna e competente. Il gratta e vinci delle urne è cominciato lì e la ludoteca in onda oggi su Internet ne è la naturale conseguenza, ma non ci tirerà fuori dai problemi che dobbiamo affrontare.


Stefano Pierpaoli
16 aprile 2013