Lettera aperta a Nicola Borrelli,
Direttore generale Ufficio cinema del MIBAC
È stato convocato un vertice da parte della Direzione Generale Cinema rappresentata da Nicola Borrelli. L’invito è arrivato a Riccardo Tozzi (Anica), Andrea Purgatori (100Autori), Paolo Protti (AGIS), Richard Borg (Universal Pictures, Presidente Distributori Italiani, Anica), ANAC, Roberto Cicutto (Cinecittà-Luce)
La motivazione è quella della riflessione sul “riassetto” del sistema cinema in Italia.
Una formula che tutti ben conosciamo e che ricalca le passerelle ad esempio dei grandi della Terra in cui nulla succede e gli accordi sono già avvenuti in una fase precedente e ignota a coloro che dovrebbero essere i veri interessati.
Gli attori principali sono legati dal patto di controllo sul cinema che imperversa da anni e la sola presenza dell’ANAC, tagliata fuori dalle scelte del cinema da molto tempo, costituisce un elemento irrisorio di fronte all’evidente sbilanciamento formato da gruppi di interesse convergenti.
Da questo incontro è stata tenuta fuori Indicinema e la scelta è altrettanto evidente perchè risulterebbe arduo inserire la sola realtà che sta cercando sul serio e nel concreto di rompere gli schemi di potere e ridare spinta al vero cinema, quello indipendente dalle speculazioni dei padroni e dei loro adepti.
Oltretutto questa spinta è generata dal basso e in questo periodo stiamo vedendo come si cerchi di soffocare ogni respiro limpido che proviene dalla popolazione.
Il gioco è chiaro e la tavola dei soliti noti è stata apparecchiata.
Mantenere gli assetti di egemonia e simulare una qualche apertura di facciata che però assicuri alla vecchia guardia lo stesso ruolo dominante.
Del resto è già in atto il tentativo di reprimere Indicinema attraverso iniziative che schiaccino l’impegno e l’idea di tanti cineasti uniti nel modello innovativo, trasparente e partecipato che sta rapidamente crescendo.
Questo tentativo non è casuale e la convocazione di questo vertice è la prova che il piano d’assalto è già stato concertato.
Non basteranno le giustificazioni di aver aperto anche a non identificati soggetti questo incontro perchè come si sa la rete d’interessi verticisti non agisce sul piano del confronto ma su quello del potere.
Su questo tipo di strategia di cooptazione e di inciucio si è prodotto il privilegio di pochi e la povertà di milioni di persone. Vale per il cinema come per le altre categorie social e umane.
Questo è il motivo della lettera che ho inviato al Direttore Borrelli e alle massime cariche dello Stato e che spero venga recepita con responsabilità e con attenzione, affinchè non si ripetano gli errori che hanno portato l’Italia al disastro economico, sociale e culturale.
Questo il testo della lettera:
Direttore Generale Cinema Nicola Borrelli
Presidenza della Repubblica
Presidente del Consiglio On. Mario Monti
Ministro Beni Culturali On. Lorenzo Ornaghi
Ministro Sviluppo Economico On. Corrado Passera
Caro Nicola Borrelli,
è stato fatto un errore.
È stato fatto dopo una serie di tanti altri errori, e chi ha una certa esperienza dovrebbe sapere che alla fine si crea una situazione caotica, in cui nessuno riesce più a riconoscere il suo padrone e in cui i protagonisti stessi smarriscono la direzione.
Perché questa è una storia di padroni e di servi. Di padroni ricchi e di servi ben pagati che possono simulare il potere e tutto ciò che dal potere deriva.
Ma dopo così tante imprecisioni, ingenuità e drammatiche cantonate si finisce in un vicolo cieco in cui padroni e servi restano intrappolati nella loro ipocrisia e nei loro stessi disegni.
Apparecchiare l’ennesima tavola di baroni servirà a poco perché il gioco è ormai scoperto così come è venuto fuori il cancro dell’Italia. Potete provare all’infinito a riprodurre il sistema del privilegio e del dominio ma, nel caso qualcuno non se ne sia accorto, il sistema è finito ed è morto l’equilibrio mafioso che ne alimentava l’iniziativa e che ne garantiva l’immunità.
Esistono sentimenti e valori che oltrepassano la perversione del potere e che prendono forza dalla dignità, dalla responsabilità civile e dalla coscienza democratica.
Questi impeti, queste onde, questi fuochi meravigliosi saranno impossibili da soffocare. La storia, nel suo solenne ruolo di equilibratrice, sarà impossibile da arrestare.
Le rozze corporazioni che vogliono controllare l’offerta culturale italiana stanno affogando nelle contraddizioni che esse stesse hanno creato, potendo contare su un periodo di dissoluzione e di decadenza, in cui l’avversario politico o intellettuale si è confuso nella pratica e nel merito in un processo di osmosi nel quale nessun ruolo è stato più identificabile.
Ma è la povertà della gente, la disperazione dei giovani, l’assenza di prospettive che riconducono la società al punto originario da cui nessuno può sfuggire.
L’esigenza di giustizia e di trasparenza non sono più rimandabili grazie ai giochi che si fanno nelle stanze dorate del potere costituito. La truffa è svelata e non ha più ragione d’essere.
Il ruolo che ricopri ti permette di trasmettere queste parole ai rappresentanti di alcune entità, tipo Tozzi, (comunque soggetti che parlano e agiscono per conto di altri) e a tutti coloro che tentano di dare il colpo di grazia a questo Paese. Lo stanno facendo attraverso pratiche che sono fuori dal tempo e che in questo tempo diventano un atto criminale, perché vuole togliere il respiro alla circolazione delle idee basate sull’impegno sociale e culturale.
L’Italia è stanca di errori ed è sfinita, esasperata e mortificata.
Non sopporta altre offese.
La lettera è personale e me ne assumo pienamente ogni responsabilità, ma sono al servizio di un’idea, del mio Paese e di un grande progetto collettivo.
C’è il rischio però che la condividano in molti, nel segno di quella dignità e di quell’indignazione che costituiscono la sola ossatura che può far rinascere il nostro Paese.
Stefano Pierpaoli